La patria del gambling, come è universalmente riconosciuta la Gran Bretagna, sta attraversando un momento difficile della sua storia. Mentre il settore del gioco si autoregolamenta e ci si interroga sulle limitazioni della pubblicità, uno studio dimostra che una parte di quest’ultima arriva da operatori non autorizzati. Ecco un confronto con la situazione italiana e le prospettive della pubblicità al gioco.
Il Regno Unito si scopre debole contro il gioco d’azzardo illegale
UK: illecito il 10% della pubblicità sul gioco
I risultati di una recente ricerca hanno messo in imbarazzo l’industria inglese del gioco d’azzardo, ma anche la politica d’oltremanica. Secondo l’indagine condotta dal Bristol Hub for Gambling Harms Research (un ente che si occupa dei potenziali danni della dipendenza da gioco), circa il 10% dei messaggi pubblicitari sul gambling viene da operatori privi di licenza per operare sul mercato britannico.
Lo studio aveva monitorato tutti i messaggi andati in onda e in rete tra il 15 e il 18 agosto scorso, prendendo in considerazione sia i media tradizionali (radio, tv) che i social network. Il risultato è quello di una clamorosa falla, perché non può essere che identificata come tale, una situazione in cui operatori off-shore riescono ad arrivare a tanto.
Ma il danno non finisce qui. Secondo la stessa ricerca, molti di questi messaggi intercettati erano subdoli, ovvero non apertamente identificabili come pubblicità. Questo, oltre ad aumentare i rischi di esposizione per soggetti fragili e giovani, è uno schiaffo al sistema di autoregolamentazione messo in atto dall’industria inglese del gambling, approvato da tempo anche dalla UKGC (United Kingdom Gambling Commission).
Lotta al gioco illegale: noi meglio degli inglesi?
Questo allarme fa il paio con un’altra recente indagine, che aveva segnalato come molti sponsor di maglia della Premier League provenivano da operatori di gioco d’azzardo senza licenza per operare nel Regno Unito. Un problema, questo, destinato a esaurirsi perché l’industria legale britannica ha già deciso di vietare gli sponsor di maglia gambling-related a partire dal prossimo anno. Ma il danno resta.
E in Italia, come è la situazione? Sappiamo tutti del Decreto Dignità e del divieto che potrebbe venire presto limitato o abolito. Se si esclude una gaffe del Napoli Calcio, che aveva annunciato un regional betting partner per l’estero che in Italia è sprovvisto di licenza, ma riportando inizialmente il link senza geolocalizzazione, la lotta agli operatori off-shore è viva e vegeta.
La lista dei siti oscurati dall’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM) viaggia verso le 12mila unità, mostrando un’efficacia superiore a quella che, in tutta evidenza, sta mettendo in imbarazzo l’Inghilterra. Ma molto rimane da fare, se è vero che il gioco illegale rimane un business stimato in circa 20-25 miliardi di euro l’anno e che questo denaro viene sottratto all’Erario e agli operatori che pagano regolarmente concessioni e tasse.
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