Con la Legge di Bilancio 2025, l’Italia compie un passo in più nella regolamentazione fiscale delle criptovalute. Ecco cosa dovete tener presente per la dichiarazione dei redditi: è abolita la no tax area fino a 2.000€, mentre per quest’anno – tirate un sospiro di sollievo – l’aliquota sulle plusvalenze rimane al 26%.

Crypto e tasse 2025: cosa dobbiamo dichiarare al fisco
Normativa e crypto: un quadro in evoluzione
Nell’ultimo decennio, le criptovalute hanno rivoluzionato il mondo della finanza, introducendo due aspetti totalmente inediti: digitalizzazione e decentralizzazione. La loro natura dirompente ha finito per creare un vuoto normativo, che solo in questi anni si sta cercando di colmare.
Il primo passo in Italia è stato compiuto con la Legge di Bilancio 2023, che ha finalmente introdotto la definizione ufficiale di “cripto-attività”, superando la vecchia (e discutibile) equiparazione degli asset digitali alle valute estere. Sotto lo stesso ombrello normativo rientrano non solo Bitcoin, Ethereum e le altcoin in generale, ma anche gli NFT e altri prodotti digitali di valore basati sulla blockchain.
Secondo la legge, i possessori di cripto-attività devono soddisfare due adempimenti. Il primo è il monitoraggio fiscale, ovvero l’obbligo di dichiarare il possesso di asset digitali, e il relativo valore. Il secondo è la tassazione delle plusvalenze: dovranno cioè versare un’imposta sui guadagni realizzati nel trading. Nel 2025, con la nuova Legge di Bilancio, queste regole si sono affinate, e vediamo come.
Cosa cambia con la Legge di Bilancio 2025
Anche per il 2025, l’imposta sulle plusvalenze generate dalle criptovalute resterà al 26%, ma dal prossimo anno salirà al 33%. In alternativa, è possibile optare per un’imposta sostitutiva del 18% sul valore detenuto al 1° gennaio. La vera novità di quest’anno è però l’abolizione dell’esenzione sotto i 2.000€, tassazione questa che andrà a colpire i piccoli investitori, molto numerosi in Italia.
Ma come si calcola, in ambito crypto, la plusvalenza (ovvero quanto si è guadagnato dalla vendita di un asset rispetto al suo acquisto)? Per prima cosa, il costo di acquisto va dimostrato con documenti validi. Se questo non fosse possibile, il fisco tasserà l’intero importo incassato. Tenete poi presente che scambiare una criptovaluta con un’altra non genera reddito tassabile: lo diventa solo nel momento in cui viene convertita in valuta fiat – euro o altre monete a corso legale.
In caso di perdita, le regole fiscali italiane permettono di compensare le minusvalenze da trading crypto con eventuali guadagni e di riportarle nei cinque anni successivi. Diverso è invece il discorso per truffe, furti informatici o smarrimento delle chiavi private: a oggi l’Agenzia delle Entrate non ha ancora chiarito se si possano considerare perdite deducibili. In ogni caso, è essenziale sporgere denuncia documentando quanto è accaduto.