Fondazione Fair sul gioco responsabile: più tutele per i giovani

Una ricerca, condotta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha portato alla luce lo stato dell’arte sul rapporto tra giovani e gioco d’azzardo. Lo studio, condotto sulla fascia under 25, ha disvelato abitudini e tendenze, non tutte rassicuranti. In particolare, sembra che buona parte dei nostri giovani sottovaluti l’importanza del gioco responsabile e degli strumenti di prevenzione. Dunque, servono maggiori tutele.

Logo Fondazione Fair e ragazzo con smartphone e sguardo triste.

I giovani under 25 sottovalutano l’importanza del gioco responsabile

Gioco responsabile e giovani: rapporto difficile

Parliamo oggi di una ricerca, intitolata “Gioco responsabile e giovani under 25: motivazioni, contesti e strategie d’intervento”. Tale studio è stato condotto dall’Università del Sacro Cuore di Milano, nello specifico dall’Unità di Ricerca in Psicologia Economica, ed è finalizzato a restituire un quadro del rapporto tra i giovani under 25 e il gioco d’azzardo con vincita in denaro reale.

L’indagine, promossa dalla Fondazione Fair, ha inoltre tracciato una fotografia su abitudini, tendenze e sulle motivazioni principali che spingono i nostri giovani nelle loro attività di gioco e nel rapporto con esso. Parliamo di quasi 2 milioni di cittadini italiani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, ovvero coloro che hanno ammesso di avere scommesso del denaro reale almeno una volta negli ultimi 90 giorni.

Questo 1,9 milioni di giovani, che rappresenta circa il 41% della popolazione di questa fascia d’età, ha fornito un quadro non esattamente rassicurante. Il 33% di essi non valuta come utile o efficace l’idea stessa di gioco responsabile. Non sorprende più di tanto, dunque, che appena il 18% di questi giovani giocatori dichiari di adottare una qualche limitazione specifica al gioco.

Fondazione Fair: servono più tutele

La ricerca promossa dalla Fondazione Fair, acronimo che sta per Fondazione per l’Ascolto, l’Innovazione e la ricerca sul Gioco Responsabile, ha portato alla luce altre facce molto interessanti di questa realtà. Alcune sono abbastanza prevedibili, come una certa preferenza per il gioco online, praticato dal 52% di quei quasi 2 milioni di giovani, i quali però non disconoscono la dimensione live.

Infatti, circa il 24% degli intervistati ritiene le agenzie di scommesse come occasione aggregativa. Un altro aspetto che sorprende relativamente è quello della provenienza sociale: il gioco piace ai giovani in maniera totalmente trasversale, indipendentemente dalla provenienza geografica o dalla categoria sociale di appartenenza. Ciò che fa realmente la differenza, invece, è la tipologia di rapporto con il denaro.

Fatta salva una certa consapevolezza del rischio insito nel gioco, il denaro è per alcuni una speranza di riscatto economico, mentre per altri la posta in gioco rappresenta solo un veicolo di pura adrenalina. A tal proposito, secondo il presidente di Fondazione Fair Matteo Caroli, serve un maggiore impegno per la promozione del gioco responsabile come cultura. Una migliore conoscenza dei giovani può, in tal senso, ispirare nuovi strumenti di tutela.

Domenico Gioffrè
Una delle cose che più adoro del mio lavoro è che in esso la forma è sostanza, in tutti i sensi. E per questo va ricercata, curata, coccolata.
Scritto da: Domenico Gioffrè