Da 432 a 52, l’elenco degli operatori autorizzati ad offrire gioco online in Italia è letteralmente decimato. Non si tratta, tuttavia, di un brutto segno, ma solo della conseguenza dell’addio alle cosiddette skin, ovvero alle “sublicenze” vendute da alcuni concessionari. Tale sistema non è più possibile, ma il gettito previsto è almeno uguale a prima, se non addirittura in aumento.
Con l’addio alle skin, scende drasticamente la lista dei siti su ADM
Gioco online: le conseguenze dello stop alle skin
Dal 13 novembre scorso, sul sito dell’Agenzia Dogane e Monopoli (ADM) si notano alcune curiose novità. Per esempio, l’elenco degli operatori autorizzati a offrire gioco online è letteralmente decimato: da 432 siamo passati ad appena 52 siti. Tuttavia, non si tratta di un cattivo segnale, bensì – più semplicemente – di un cambio di regime cercato e voluto. Questo “dimagrimento” ha una causa unica: lo stop alle skin.
La misura era stata annunciata da molto tempo e il Governo aveva anche le sue ragioni nel perseguirlo. L’intenzione dell’esecutivo nella pianificazione del riordino del gioco online, infatti, era stata da subito quella di avere un numero molto minore di interlocutori, a parità di gettito. Dunque, la strada obbligata era quella di porre fine al sistema delle skin, che andiamo a spiegare rapidamente per chi non lo conoscesse.
In sostanza, la skin si configurava quando un operatore (provvisto di concessione ADM per il gioco a distanza) permetteva a soggetti terzi di utilizzare i propri prodotti e servizi, personalizzandoli con proprio brand, dietro pagamento di una commissione. In tal modo, più soggetti potevano permettersi un sito di gioco con una spesa relativamente bassa. Tutto questo, però, è finito il 13 novembre.
Il gioco online italiano e le sue nuove sfide
Su tale possibilità, c’è stato chi aveva costruito un business dalle dimensioni notevoli. Alcuni concessionari, tramite le skin, gestivano un numero incredibile di siti: in un caso, lo stesso soggetto controllava 57 siti, in un altro caso erano ben 42, i siti-satellite gestiti da un singolo operatore. Il sistema si basava anche sui PVR, ovvero i Punti Vendita Ricariche, per i quali era anche stato previsto un albo ora sospeso dal TAR.
Un brutto colpo, per i concessionari che avevano puntato forte su questo sistema, ma il decreto di riordino del gioco online ha previsto che i clienti vengano convogliati tutti su un unico sito, dunque i volumi di gioco non dovrebbero variare di molto. Rimane aperto il fronte del divieto di pubblicità al gioco, sul quale si registra un recente tentativo infruttuoso del sen. Lotito.
L’impressione è però che qualcosa si farà. Il forte innalzamento del costo delle concessioni per il gioco online, passato da 250.000€ a 7.000.000€, fa pensare che le aziende che hanno fatto investimenti – in particolare i soggetti nuovi – possano avere la possibilità di farsi conoscere, anche e soprattutto per distinguersi dall’offerta illegale. Che rimane, purtroppo, un pericolo reale e un business che toglie miliardi anche all’Erario.
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